La luce alla finestra by Lucinda Riley

La luce alla finestra by Lucinda Riley

autore:Lucinda Riley [Riley, Lucinda]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa, Donne Contemporanee, Italiano, Narrativa contemporanea
editore: Giunti
pubblicato: 2013-10-16T00:00:00+00:00


20

Il giorno seguente divenne frenetico non appena Émilie accolse l’architetto e il capocantiere. Dopo aver ispezionato la casa e discusso nel dettaglio i lavori di ristrutturazione, le sottoposero il preventivo, che quasi la fece svenire. L’architetto le assicurò che il lavoro valeva ogni centesimo, considerato il valore che avrebbe avuto il castello una volta restaurato.

«Sono certo che nei prossimi mesi ci sentiremo spesso» disse Adrien, il capocantiere. «E si prepari a vedere il suo castello semi demolito, la prossima volta; ci vorrà parecchio tempo prima che ritorni alla sua bellezza originale.»

Alla fine, quando entrambi se ne furono andati, Émilie chiuse la porta e iniziò a vagare per la casa. Rassicurò le stanze che tutto quello che dovevano attraversare era per il loro bene, il che la fece sentire un po’ sciocca e sentimentale.

Telefonò a Jean, che l’aveva invitata a mangiare e dormire al cottage. Tornando nel retrocucina, dove aveva posato la valigia e le carte di suo padre, tirò fuori da uno dei sacchi neri l’ultima pila di fogli e fotografie che non aveva ancora visto. Trovò una busta gialla e la aprì. Dentro c’era la foto di un giovanissimo Édouard – ventenne, probabilmente – sulla spiaggia, che cingeva le spalle a una bellissima ragazza dai capelli dorati. Émilie la riconobbe: era la stessa del ritratto appeso nello studio di Parigi. Era sua sorella Sophia. Dentro la busta c’era anche un pezzo di carta, strappato da un taccuino… lo aprì e riconobbe subito la calligrafia infantile e tremolante.

«Mon frère…»

«Mio fratello…» sussurrò Émilie fra sé, e poi cercò di decifrare le parole. Era un panegirico a Édouard ed era firmato, come le altre poesie che aveva letto, Sophia de la Martinière, 14 ans.

Rendendosi conto di avere le dita intorpidite per il freddo, Émilie tornò a sedersi in cucina. Quella poesia non descriveva altro che l’adorazione della giovane Sophia per il fratello. Come mai Édouard non la nominava mai? Cos’era accaduto di tanto triste da non volerne più parlare? La foto mostrava in maniera evidente l’affetto che c’era fra loro, perciò doveva esserci senz’altro una ragione.

Infilò poesia e foto dentro la borsa, afferrò i due sacchi, la valigia e chiuse la porta del castello per l’ultima volta. Mentre guidava verso casa di Jean, il suo telefono squillò all’improvviso. Era Sebastian. Frenò bruscamente per rispondere subito.

«Dove ti eri cacciato? Ero preoccupata da morire!» quasi urlò, per l’ansia e l’emozione che alimentavano la sua rabbia.

«Tesoro, mi dispiace tantissimo. Ho lasciato il caricabatterie a casa e il cellulare si è scaricato martedì mattina.»

«Sebastian, che razza di scusa sarebbe? Il mondo è pieno di telefoni!» Émilie non riusciva a controllarsi.

«Ho chiamato a Blackmoor Hill martedì notte, ma da quando sei in Francia non risponde nessuno.»

«Perché non mi hai lasciato un messaggio in segreteria, allora?» domandò.

«Émilie, ti prego! Lasciami spiegare. È molto semplice. Il tuo numero era nella rubrica del mio cellulare, perciò non l’ho avuto finché non sono tornato a casa oggi pomeriggio e ho ricaricato il telefono.»

«Non potevi chiamare Gérard? Lui ce l’ha.» Émilie tremava di rabbia.



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